MAURA BANFO E BRUNELLA LONGO

 

 

OPENING: 6 OTTOBRE 2006

PERIODO: 9 MAGGIO - 15 SETTEMBRE 2006 

SEDE: VIA M. D'AYALA, 6 NAPOLI

 

 

Nella sua breve ma intensa vicenda, la fotografia ha dato finora corpo a una grande quantità di ombre, reali e immaginarie. Anche quando si trattava di restituire l’istante di vita di una persona, di un paesaggio, di un oggetto, ciò a cui la camera dava lineamenti non era solo quanto le si parava dinnanzi, ma piuttosto quello che l’autore aveva dietro i suoi occhi, cioè nella mente. Anche un ritratto non è mai esente dall’influenza – sia pur minima – dell’idea del fotografo che lo esegue.

Ribadita dunque la valenza concettuale dell’azione fotografica, si può facilmente dedurre che le modalità possibili di esercitare o già messe in evidenza dai fotografi sono pressoché infinite. Ciò nonostante, come in ogni altra forma espressiva, è vivo e acceso il dibattito tra coloro che concepiscono la fotografia solo secondo un criterio ritenuto ‘classico’ e coloro che derogano liberamente da esso, anzi considerano opportuno e necessario fornire alla fotografia territori sperimentali sempre diversi.

 

Brunella Longo partendo da lavori fotografici perlustrativi di parti del suo stesso corpo – un’estrema prassi autoconoscitiva di matrice politica suscitata dal patrimonio liberatorio femminista –approda alle sponde di una modalità linguistica che sembra voler proseguire quell’attitudine autoscopica dei suoi primi lavori. Nella sua attuale ricerca lo sguardo è prevalentemente rivolto a un’interiorità il cui immaginario inaccessibile e pressoché insondabile si rende invece manifesto, grazie alle associazioni morfologiche e agli accorgimenti tecnici posti in essere dall’artista.

Da questo limbo concezionale emergono diverse ‘famiglie’ di immagini che si suddividono e distinguono nettamente per scelte compositive. Da un lato si osserva l’ambito imusmis costituito da una varietà di soggetti prelevati dal mondo naturale vegetale, minerale, animale, ma anche prendendo in considerazione lo spazio cosmico; dall’altro si colgono numerose e distinte comunità animali, dalle zebre alle tigri, dalle tartarughe alle rane, dissolte mimeticamente entro un ‘fondo’ dell’immagine predisposto mediante l’ingrandimento di impronte digitali. Così, se in un caso il denominatore comune spaziale e immaginario è il panopticon di uno sguardo sferico come la pupilla attorno a cui, dentro cui o attraverso cui, le ‘nature’ trovano ‘grembo’ e unità compositiva, nell’altro il sottile espediente dell’ambiguità analogica incanta i sensi che tentano l’atto di riconoscimento distintivo tra l’immagine dell’entità animale e le linee dell’impronta che la longo ha scelto come supporto segnico di ‘sfondo’. Ne scaturisce un unico mondo però: quello di uno sguardo che inventa dentro di sé la ‘cosa’ da far esistere e che altrimenti resterebbe pura congettura inespressa.

 

Maura Banfo dal 2004 si dedica al progetto Sweet Home: un progetto fotografico, un’installazione scultorea, un video. Un progetto che intende proporre uno spunto di riflessione sul concetto di “casa”; un viaggio reale e metaforico attraverso la ricerca della costruzione della “casa” ideale: una casa-nido. Un nido ogni volta da riorganizzare, da ridefinire, da riallestire. Un luogo da abitare che si tende a rendere simile a noi stessi indipendentemente dal territorio in cui si vive.

Il nido è la proiezione del concetto di casa, l’involucro che in qualche modo ognuno di noi si porta appresso. Il proprio bagaglio. Il bagaglio culturale. Anche attraverso la propria memoria. 

La casa è la proiezione di noi stessi, è l’essere esterno che cerca un luogo e decide di abitarlo.

E' quel qualcosa che in qualche modo ci rappresenta, che rappresenta un nostro specifico modo di vivere. “Casa” è ciò che tende a ricrearsi nei luoghi più diversi. Microstorie teatralizzate che seguono il viaggiatore come appendice nostalgica di identificazione e appartenenza ad un gruppo. “Casa” può essere un luogo fatto di più luoghi. Non è il luogo o il contesto a fare la casa-nido, ma siamo noi a renderlo a nostra immagine e somiglianza. Martin Heidegger scrive:"Abitare non vuol dire soltanto ‘essere sulla terra’, ma anche stare ‘sotto il cielo’ ”.

Dal concetto di casa-nido la Banfo elabora il suo studio sulla cicogna bianca: sulla sua migrazione, sulla difesa della propria casa “nido”. La cicogna bianca migra nel periodo estivo verso i paesi dell’Africa, e in primavera verso i paesi del Nord Europa (Italia, Germania, Austria…).

Il percorso della migrazione passa attraverso le Alpi, la Francia, la Spagna, lo stretto di Gibilterra per giungere in Africa.

Ogni cambio territorio corrisponde anche alla ricerca di un nuovo rifugio, di un nuovo nido.

Per la cicogna, più che per altre specie, la protezione del proprio nido, è fatto di primaria importanza in quanto l’abbandono temporaneo dello stesso significa perdita totale, definitiva e presa da parte di un'altra compagna.