OPENING: 10 MAGGIO 2012

PERIODO: 11 MAGGIO - 31 LUGLIO 2012


Mimmo Scognamiglio Artecontemporanea presenta la collettiva di Filippo Ciavoli, Alfonso Cannavacciuolo e Pete Keller. L’esposizione conferma la tendenza del gallerista a incentivare la sperimentazione artistica di giovani pittori, prendendo in considerazione esperienze provenienti da contesti e personalità eterogenee.

L’audace accostamento dei tre protagonisti segna anche un netto ritorno alla pittura figurativa: “Nell’aria c’è desiderio di identificarsi in qualcosa, di instaurare un dialogo, una sorta di comunicazione anche tra artista e spettatore, come tra gallerista e collezionista” (M. Scognamiglio). Ed è proprio alla ricerca di un contatto con il reale che si rivolgono le riflessioni dei tre giovani protagonisti della rassegna. Riflessioni che, partendo dal tema figurativo, giungono a risultati profondamente radicati nell’individualità degli artisti, i quali utilizzano materiali, stili, tecniche e ispirazioni completamente differenti tra loro.

Alfonso Cannavacciuolo attrae la nostra attenzione su una nuova serie di composizioni: volti rarefatti, pennellate dense e riflessi luminosi. Personaggi come “silhouettes” dalle tinte scure e pastose come pece, in un universo rarefatto e privo di luce. L’artista intende guidarci in una riflessione su forme a noi familiari, con un accento tecnico per l’impiego di impasti pittorici.

Filippo Ciavoli, sulla scia delle avanguardie storiche, opta per l’utilizzo della tecnologia, volta a dare vita ad immagini sezionate, sminuzzate e ricomposte, nelle quali difficilmente troviamo relazioni con le consuete modalità percettive della realtà. I soggetti trattati appartengono a qualsiasi situazione del nostro vivere quotidiano: una foto vista o scattata, un fermo immagine di un film od opere d'arte del passato. L’uso della tecnologia non intende sostituire una tecnica nobile come la pittura, ma a esaltare un rapporto di collaborazione tra l'essere umano e la macchina. Dalle tele traspare il tentativo di relazionarsi con l’esterno e il necessario e sentito bisogno di ricomporre i vetri infranti e di ristabilire un ordine. Del resto, le tele di Ciavoli non garantiscono riferimenti certi per lo spettatore, non vi si trovano significati imposti e, quando presenti, siamo chiamati a essere testimoni del loro disfacimento e di una realtà eternamente sfuggente.

Pete Keller sceglie ironicamente di creare un contatto con il visitatore, mettendolo di fronte a situazioni irrisolte che hanno il sapore di quiz o di “gamebooks” (libri interattivi che conducono a soluzoni differenti a seconda del persorso scelto): “Con i miei dipinti voglio creare un rapporto interattivo tra l'osservatore e i dipinti stessi, voglio un contatto con lui. Ecco perché i miei quadri hanno un tema e spesso una domanda. L'arte diventa interazione, una sorta di gioco tra il fruitore e l'artista”. Lo spettatore viene consapevolmete trascinato in una sorta di gioco d’immaginazione e comunicazione; si trova immerso in un quesito che richiede una risposta, per quanto banale possa sembrare. Così Keller riesce a tenere alta l’attenzione del pubblico e a riflettere su consuetudini e situazioni quotidiane che spesso sfuggono alla nostra attenzione.

Il denominatore comune è quindi la capacità dell’artista di prenderci sotto braccio e di guidarci nell’esercizio di un giudizio estetico e in una riflessione su volti, immagini e situazioni quotidiane che il tempo, le abitudini e la società rendono consuete e non degne di nota.

OPENING: MAY 10, 2012

PERIODO: MAY 11 - JULY 31, 2012


Mimmo Scognamiglio Artecontemporanea presents the group show of Filippo Ciavoli, Alfonso Cannavacciuolo and Pete Keller. The exhibition confirms the gallerist's tendency to encourage artistic experimentation by young painters, taking into consideration experiences from heterogeneous backgrounds and personalities.

The bold juxtaposition of the three protagonists also marks a clear return to figurative painting: "In the air there is a desire to identify with something, to establish a dialogue, a sort of communication even between artist and spectator, as between gallerist and collector" (M. Scognamiglio). And it is precisely in the search for a contact with reality that the reflections of the three young protagonists of the review are addressed. Reflections that, starting from the figurative theme, arrive at results deeply rooted in the individuality of the artists, who use completely different materials, styles, techniques and inspirations.

Alfonso Cannavacciuolo draws our attention to a new series of compositions: rarefied faces, dense brushstrokes and luminous reflections. Characters as "silhouettes" with dark, mellow hues like pitch, in a rarefied universe devoid of light. The artist intends to guide us in a reflection on forms familiar to us, with a technical emphasis on the use of pictorial mixtures.

Filippo Ciavoli, in the wake of the historical avant-gardes, opts for the use of technology, aimed at giving life to dissected, shredded and recomposed images, in which we hardly find relations with the usual perceptive modes of reality. The subjects treated belong to any situation of our daily living: a photo seen or taken, a still image from a film or works of art from the past. The use of technology is not intended to replace a noble technique such as painting, but to enhance a collaborative relationship between the human being and the machine. Shining through the canvases is the attempt to relate to the outside world and the necessary and heartfelt need to recompose broken glass and restore order. After all, Ciavoli's canvases do not guarantee certain references for the viewer, no imposed meanings are found in them, and when present, we are called upon to witness their unraveling and an eternally elusive reality. 

Pete Keller ironically chooses to create a contact with the viewer, confronting him with unresolved situations that have the flavor of quizzes or "gamebooks" (interactive books that lead to different soluzons depending on the path chosen): "With my paintings I want to create an interactive relationship between the viewer and the paintings themselves, I want a contact with him. That's why my paintings have a theme and often a question. Art becomes interaction, a kind of game between the viewer and the artist." The viewer is consciously drawn into a kind of game of imagination and communication; he finds himself immersed in a question that requires an answer, no matter how trivial it may seem. Thus Keller succeeds in holding the audience's attention and in reflecting on everyday customs and situations that often escape our attention.

The common denominator is thus the artist's ability to take us under his arm and guide us in the exercise of aesthetic judgment and in a reflection on everyday faces, images and situations that time, customs and society make usual and unremarkable.