ALESSANDRO BERGONZONI

Cardanico


 

OPENING: 22/23/25 FEBBRAIO 2008

SEDE: VIA M. D'AYALA, 6 - NAPOLI

 

 

Dopo aver visitato a  Città di Castello il museo di Burri e dopo aver visto gli studi di Mattia Moreni, Piero Manai, Mimmo Paladino, Pirro Cuniberti e Ettore Spalletti, Bergonzoni aggiunge alla parola e alla scena teatrale il segno, un’altra ricerca, questa  tutta visiva, comincia un lavoro (e non un hobby ne un passatempo), che gli fa  usare catrame, gesso, carboncino, petrolio e cartone, tele, legni, ferri e vetro.

Da poco meno di quattro anni si insegna, capta, va oltre il varco, pedina il suo bisogno d’arte informale concettuale. Vuole entrare a far p’arte (come ha scritto in un’opera posta sulla vetrata d’ingresso del Mambo Nuovo Museo d’Arte Moderna di Bologna per la sua inaugurazione), e con due piccole invasioni di campo (un quadro esposto per la mostra L’Inquietudine del Volto al Museo di Aosta e a Lodi, curata da Vittorio Sgarbi; un’installazione di ferro e vernice in una cella della certosa di Padula a Salerno per la manifestazione Fresco Bosco a cura di Bonito Oliva) cerca l’inizio di un lavoro che gli fa affiancare allo spettacolo e ai libri,  come dice testualmente Bergonzoni “il nuovo tempo del ri-tratto, ritratto ulteriore, delle facce interne, dei corpi privi, delle tele del n’ero, (sia come colore che come periodo), di atrofifizzazioni  dentarie, incisioni del detto (ma con diversa parola dipinta, quaderni per costringere i fogli  oltre le pagine, della carta spiegata al cartone, delle scie sotterranee, che l’arte dissotterra conficcandole ancor piu’ in centro alle terre”.

 Da poco meno di un anno ha uno studio a Bologna dove lavora  su queste materie e queste idee.

Cardanico è la sua prima personale che si terrà alla galleria Mimmo Scognamiglio artecontemporanea di Napoli da febbraio ad aprile 2008 (subito dopo la sua prima partecipazione ad Arte Fiera di bologna). si inaugurerà in una tre giorni, il 22, 23 e 24 febbraio, proprio una triplice “partenza”, a raccontare così l’idea di compressione – accumulo, fatta di un “appena”, di un di “più”, di un “tanto”, e cioè esponendo, a crescere, un gruppo di opere il venerdì, uno ulteriore il sabato, e  per la domenica un tutto contemporaneamente “come a chiudere un cerchio d’insieme mentale e materico, come a svolgere, compresso nel tempo e nello spazio, la mole di lavoro che si è sviluppata in  pochi anni”. Dall’ultimo giorno alla fine della mostra invece, resterà poi  una scelta ragionata e precisa  dei pezzi che  lo contraddistinguono e caratterizzano il suo “accatastare” in divenire, le sue manomissioni in simultanea e veloce  fusione.