Mari


 

OPENING: 23 NOVEMBRE 2006 

SEDE: VIA M. D'AYALA, 6 NAPOLI


La mostra si compone di tre opere scultoree ispirate al mare da cui il titolo Mari: un’installazione di corde sospese al soffitto simili ad alberi di una nave sono lo sfondo in cui si muovono figure affaccendate tra equilibri e carichi sospesi; una figura filiforme in bronzo che scruta l’orizzonte, e infine l’opera omaggio all’artista pugliese Pino Pascali in cui Pinna riconosce una sorta di nume tutelare. 

Alex Pinna da un lato si dedica alla ricerca sulle proprietà dei materiali indagando svariati linguaggi espressivi e dall’altro insegue il rapporto con lo spazio in una continua ricerca di materiali, forme, proporzioni che di volta in volta arricchiscono il suo lavoro di  nuove istanze ora drammatiche ora  poetiche. E' il caso di quei piccoli, solitari personaggi che proiettano ombre lunghe e affusolate nell’etere bianco, quasi fossero dilatazioni di una coscienza elastica, di un sogno che fuoriesce dalla dimensione ristretta dell’individuo per occupare quella più ampia di un tempo in divenire, sospeso sul pericloso crinale tra il presente e il futuro.

Ombre ed equilibrio, diventano le tappe di un percorso che descrive la parabola esistenziale di ogni uomo, quel breve arco di tempo in cui, tra  perdite annunciate e inaspettate vittorie, in compagnia o in solitudine, talvolta afferriamo un  temporaneo equilibrio.

Disegno, pittura, installazione… Il lavoro di Pinna è sottoposto a continue verifiche e sperimentazioni che gli impediscono di ricalcare troppo a lungo uno schema: "Nel caso della scultura ad esempio - racconta Pinna – mi sono accorto di quanto con la scultura fosse possibile barare e di come ci si potesse nascondere dietro il preziosismo dei materiali e della forma plastica, allora ho cercato un modo di fare che fosse più sincero possibile. Volevo ricominciare da zero e, come il bambino che impara l’alfabeto, ho imparato ad annodare…. Mi piaceva questo processo, questo stato mentale 'puro' e il fatto di diventare abile piano piano, col tempo, per costruire io un linguaggio e un modo di lavorare che sarebbe diventato importante anche per i lavori successivi. Mentre scolpivo gli alias ero impressionato dal fatto che con un nodo riuscivo a rendere un particolare anatomico come un bicipite, un malleolo, un gomito."